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21 MARZO, FILLEA CGIL IN PIAZZA A TRAPANI
In corteo con 50 mila persone per la giornata nazionale della memoria e dell' impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie
"La mafia uccide il lavoro" è lo slogan con cui la Fillea Cgil ha sfilato in corteo da piazza Garibaldi ed è arrivato a piazza Vittorio Emanuele dove era allestito il palco. Il vento che arriva dal mare soffia sulle bandiere colorate di LIbera e sui nomi delle vittime innocenti di mafia. Il loro ricordo è portato avanti dai parenti arrivati dall'Italia e dall'estero. Sono complessivamente 500 e sono giunti per la trentesima Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata a Trapani dall'associazione Libera e da Avviso Pubblico. In testa al corteo Don Luigi Ciotti con i familiari delle vittime di mafia giunti da tutta Italia. Insieme a don Ciotti i vescovi Pietro Maria Fragnelli (Trapani), Angelo Giurdanella (Mazara del Vallo), Alessandro Damiano (Agrigento) e Gualtiero Federico Isacchi (Monreale). Presenti anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, il prefetto di Trapani Daniela Lupo e il presidente della commissione regionale antimafia Antonella Cracolici e il segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco. A piazza Vittorio Emanuele dove come da tradizione sono stati letti i nomi di tutte le vittime innocenti di mafia. Senza però dimenticare, come ricorda Don Ciotti, il fondatore di Libera, che “l'80% dei familiari delle vittime di mafia non ha ancora avuto verità e senza verità non si può avere giustizia. Loro hanno bisogno di sapere” Per questo, prosegue, “occorre un impegno forte delle istituzioni: Chi sa parli. Questa lettura dei nomi deve graffiare le coscienze. E ci sono molti giovani che abbiamo preparato in questi mesi. Abbiamo lavorato con loro. I giovani ci sono quando proponi loro cose vere, cose vive. Bisogna investire nei giovani”. "La parola legalità significa anche rispetto del lavoro e quindi dei contratti. Siamo in un regione dove riscontriamo 5 morti in giorno in Sicilia", dice il segretario generale della Fillea Cgil Antonio DI Franco, ''Combattere la mafia significa affermare il diritto al lavoro delle persone. Le persone non sono libere se sono precarie, non sono libere se non arrivano alla fine del mese, non sono libere se muoiono sul lavoro, se i loro diritti fondamentali, a partire da quello alla salute e all'istruzione, non sono garantiti". Per questo è importante "combattere le mafie significa anche affermare un altro modello di società e cambiare quella legislazione assurda, folle che negli ultimi vent'anni è stata fatta che ha affermato un modello di far impresa fondato sullo sfruttamento e su un sistema di subappalti che in realtà non ha fatto altro che favorire l'ingresso della mafia nell'economia reale.
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