“Il voto è la nostra rivolta”, su lavoro e cittadinanza. Il segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco insieme al segretario generale della Cgil Maurizio Landini all’Assemblea di Bologna lanciano la campagna 5si
Dal voto nasce il cambiamento. Due giornate di assemblea al PalaDozza di Bologna per lanciare la campagna referendaria sui temi di lavoro, cittadinanza. Dallo storico Alessandro Barbero, all'attore Massimi e poi attivisti di Amnesty International, Greenpeace, Sbilanciamoci. Sono stati diversi gli interventi attorno allo slogan “Il voto è la nostra rivolta”. Oltre tremila delegati presenti verso il voto sui cinque referendum. Da Bologna partigiana, Bologna vicina al lavoro parte la lotta contro ingiustizie e disuguaglianze sociali. “Oggi siamo qui perché questa lotta non può essere vanificata. E sappiamo che una delle modalità che avete scelto per combatterla è la battaglia per il diritto di voto. Uno slogan dice: Il voto è la nostra rivolta. Significa che votare è ancora uno strumento di lotta”. Sono le parole dello storico Alessandro Barbero che ha preso parte all’assemblea delle assemblee a Bologna. Una giornata importante in vista della campagna referendaria che parte ufficialmente con questo appuntamento. Barbero parte da Marc Bloch “uno dei più importanti storici del Novecento” come lo definisce, “una figura straordinaria per noi storici di mestiere, perché ci ha insegnato un nuovo modo di fare storia”. E arriva velocemente a un punto fondamentale: “La società è fatta di interessi che cozzano, di conflitti, le società devono essere piene di conflitti, non è tossico provare il conflitto per arrivare a delle soluzioni”. Come le lotte per il lavoro che storicamente hanno accompagnato la storia del nostro paese, lotte diverse – forse, specifica – ma se oggi “parliamo di lotte per difendere dei diritti, per molto tempo sono state lotte per conquistare dei diritti, è importante ricordarselo”. Barbero fa riferimento alle lotte per il diritto di associazione: nel Medioevo era vietato ai lavoratori organizzarsi, nel Settecento e nell’Ottocento anche. Poi le prime conquiste, le associazioni di mutuo soccorso, e infine i sindacati. E oggi? Oggi nessuno nega il diritto di associazione, ma il lavoro precario rende i lavoratori più isolati che mai. Il diritto c'è, ma di fatto si sgretola. E poi le otto ore lavorative, conquistate oltre un secolo fa, ma oggi il lavoro precario rende la giornata lavorativa infinita, “chi davvero lavora solo otto ore quando il lavoro è precario e frammentato”. Come il diritto di sciopero: formalmente esiste, ma ha perso molto del suo impatto. Perché se oggi dobbiamo ancora difenderli quei diritti conquistati, “è perché qualcuno ce li vuole togliere”, chiosa. “La democrazia non garantisce che il Paese sia governato bene, non assicura che vincano i migliori” conclude Barbero ma “serve a far sentire tutti parte di qualcosa, a far capire che contiamo. Per questo il voto conta. E allora, vinceteli, vinciamoli, questi referendum”. Un cammino molto importante anche per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che ha esordito dal palco di Bologna sui temi del lavoro e della cittadinanza. “Non sappiamo ancora la data del referendum – ha detto -, ma nei prossimi giorni chiederemo un incontro con il governo e la Presidenza del Consiglio per chiarire quando verrà fissata la consultazione. Sarebbe logico accorpare il referendum alle elezioni amministrative per ottimizzare le risorse pubbliche”. "Quel giorno che verrà indicato" per il voto "sarebbe utile che tutti quelli che non hanno la possibilità di poter votare dove risiedono - ha aggiunto Landini riferendosi ai 'fuorisede' - abbiano la possibilità di votare dove sono. Se si ha a cuore la democrazia questo dovrebbe essere un diritto normale che viene garantito a tutti. Così come per tutti gli italiani all'estero che hanno il diritto a votare. Bisogna metterli nella condizione di conoscere per poter decidere di partecipare al voto, applicando tutte le regole democratiche che in questo Paese sono indicate".
“Io penso che dietro questi 4 quesiti referendari ci sia l’idea del Paese che la Cgil mette in campo – dice il segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco dal palco - paradigmi su cui declinare la nostra idea di sviluppo. Cittadinanza, libertà, lavoro. Negli ultimi 20 anni dal 2001 abbiamo perso 2 milioni di lavoratori under 35. Negli ultimi 10 anni 550 giovani hanno abbondonato il nostro Paese e poi 200 miliardi di economia sommersa 3 milioni di irregolari. Sono 23 anni che c’è la Bossi-Fini, una legge che ha costruito con concetto penale dietro il contratto di lavoro. Tutti i giorni registriamo operai che non vengono pagati. Logica del ricatto e del caporale. Questo governo con il subappalto, del subappalto. Noi ci stiamo provando con la contrattazione purtroppo non lo riusciamo a fare a sempre. SalvaMilano siamo contrari sia per cultura politica che giuridica. La rigenerazione urbana che vogliamo non è nel SalvaMilano è un’altra cosa… Abbiamo rinnovato un contratto importante e vogliamo spingere e sostenere le trattative degli altri, proviamo a capire come aumentare la regolarità”.