Sensibilizzare sull’importanza del referendum come strumento di coinvolgimento per decidere insieme il domani
“Marcinelle ci ricorda i principi e valori che ispirano la nostra azione sindacale, gli stessi di cent’anni fa. Rinnoviamo le motivazioni che ci hanno portato a promuovere i 5 referendum per l' 8 e il 9 giugno, chiedendo a tutti di votare anche agli italiani all'estero", afferma il Segretario Generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco in collegamento da Marcinelle con l'ultimo minatore Urbano Ciacci. Di Franco interviene da un luogo simbolico, l'ex miniera di carbone Bois du Cazier in Belgio, una delle 120 piazze (oltre a Roma, Napoli, Barcellona e Parigi) previste per le giornate del lavoro organizzate quest'anno dalla Cgil, con il duplice obiettivo di dare voce a proposte, condivisioni, confronti ma soprattutto “sensibilizzare sull’importanza del referendum come strumento di coinvolgimento per decidere insieme il domani”. Bois du Cazier, ora conservata come sito di patrimonio industriale, è tristemente nota per una tragedia avvenuta l'8 agosto del 1956 e conosciuta come il "Disastro di Marcinelle", che portò alla morte di 262 persone, di cui 136 immigrati italiani. Una scintilla elettrica causò la combustione d'olio ad alta pressione e in seguito un incendio che si propagò dal condotto d'aria principale, riempiendo di fumo tutto l'impianto sotterraneo e provocando la morte dei minatori che rimasero intrappolati nel ventre della terra. Quel tragico evento fu uno spartiacque, segnando un prima e un dopo per le condizioni di vita dei "macarons" o "ritals", come venivano definiti in senso dispregiativo gli immigrati italiani emigrati nelle zone francofone dell'Europa dall'immediato dopoguerra. In quel periodo l'Italia usciva stremata dal conflitto mondiale e l'emigrazione forzosa sembrò una delle poche alternative per dare avvio a una ripresa economica. Così, nel 1946 venne siglato il "Protocollo italo-belga", dal primo ministro Alcide De Gasperi dal suo omologo Achille Van Acker, un accordo che prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori italiani in cambio di carbone. In particolare, il governo belga s’impegnava a vendere mensilmente all’Italia un minimo di 2.500 tonnellate di carbone ogni mille minatori immigrati. All'epoca, De Gasperi esortava i giovani a "percorrere le strade del mondo", in un contesto generale più ampio in cui l'emigrazione di massa veniva vista come un "male necessario" o un "prezzo per la ricostruzione", retorica contro cui si opposero sia il Partito Comunista che la Cgil, almeno in un primo momento.
Dopo il disastro di Marcinelle, il fenomeno gradualmente si attenuò e il Belgio iniziò a ripensare la sua politica migratoria. Oggi, si contano oltre 270.000 italiani. Nelle giornate del lavoro per il lancio della campagna Referendaria,La Fillea Cgil è in collegamento da Marcinelle per rinnovare l’importanza del voto l’8 e il 9 giugno, rivolgendosi direttamente alla Comunità italiana in Belgio. L'ex miniera Bois du Cazier è senza dubbio il luogo più adatto per discutere dei 5 quesiti (4 dei quali sono stati proposti dalla Cgil) che hanno ad oggetto temi fondamentali come precarietà, sicurezza sul lavoro, licenziamenti illegittimi, indennità e cittadinanza. "Saranno due giornate di democrazia per contrastare precarietà e sfruttamento dei lavoratori – afferma Di Franco - la situazione delle migliaia di minatori edili italiani è ancora complessa, tanti malati di silicosi e malattie che derivano da ambienti di lavoro inadeguati, con macchinari spesso mal tenuti. Le grandi stazioni appaltanti di Stato del nostro Paese non fanno abbastanza, spesso dimenticano di essere committenti. Per questo il nostro quesito referendario in tema di responsabilità solidale mira a ricordarglielo e a qualificarli realmente”. Inoltre, “Marcinelle ci ricorda la condizione degli italiani emigrati all’estero e ci deve costringere a trovare delle soluzioni per i migranti, che oggi lavorano nelle nostre regioni in condizioni di sfruttamento e caporalato. Come sindacato non dobbiamo dimenticare mai gli obiettivi della nostra azione sindacale, rivolta ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori più fragili, nell’assicurare certezza di un lavoro degno di questo nome e l’esigibilità dei diritti per la gran parte frutto delle lotte del movimento dei lavoratori. Questo è stato, è e sarà il nostro impegno. In Italia e nel mondo". In collegamento con Di Franco c'è anche un'ospite d'eccezione: l'ultimo minatore Umberto Ciacci. Classe 1935, cominciò a lavorare a Bois du Cazier nel 1954 e scampò al disastro grazie a un congedo matrimoniale che gli consentì di tornare in Italia per sposarsi. Il 6 agosto del 1956, infatti, sarebbe dovuto rientrare in miniera, ma aspettò la moglie per tornare in Belgio poco più tardi, l'8 agosto, giorno in cui avvenne la tragedia. La sua presenza conferisce ancor più solennità a quel luogo della memoria. "Stiamo chiedendo alle persone di sostituirsi al Parlamento per un giorno. Di andare a votare per cambiare le leggi che ora sono contro i lavoratori. Raggiungere il quorum significa migliorare la vita di circa 2 milioni e mezzo di persone che avranno una cittadinanza che ora non hanno e di 4 milioni di persone assunte dal 2015 in poi, alle quali è stata tolta la tutela contro i licenziamenti", così Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, partecipando questo venerdì a 'Futura - Il voto è la nostra rivolta', alla Camera del Lavoro di Milano, dedicato a proposte, condivisioni, confronti e idee sul tema della partecipazione di ogni cittadino alla vita politica, con lo sguardo rivolto ai cinque Referendum abrogativi su temi relativi al lavoro e alla cittadinanza, del prossimo 8-9 giugno. "Negli ultimi 25 anni i governi hanno fatto leggi che chiamiamo "balorde" - incalza Landini - che hanno determinato un livello di precarietà senza precedenti e di insicurezza sui luoghi lavoro. È necessario che i cittadini possano esprimere la propria parola per poter cambiare queste leggi", conclude.