Il lungo reportage di Paolo Berizzi sul caporalato nei piccoli cantieri del milanese, con interviste ad Ivan Comotti e Katia Calabretta, pubblicato da Repubblica del 17 settembre             

"L`Italia non può rassegnarsi, dice Mattarella. Ma Alexandru, che ha 32 anni e vive con la fidanzata cameriera a Castelcovati, in provincia di Brescia, si è rassegnato: l`altra sera alle undici stava riscaldando un piatto di pasta con l`uovo e sul display del cellulare si è illuminata l`icona verde di WhatsApp. Solito messaggino di convocazione, i caporali adesso ti reclutano in digitale. «Domani alle 7, a Rovato, via Primo Maggio. Anche il tuo amico indiano. Ciao». Cinquanta euro vale il lavoro nero di una giornata qualunque del manovale di primo livello Alexandru, romeno di Timisoara. Lo stesso prezzo hanno le braccia del suo amico indiano Asuman, che è ferrista e nel 2016 si è infortunato due volte ma non ha denunciato. L`ingaggio, da tre anni, arriva direttamente in chat all`ultimo momento. Per mettere in tasca la misera paga Alexandru deve portarsi il secchio con gli strumenti, li ha comprati a Leroy Merlin. «Le regole sono queste, o le accetti o non lavori». Nell`edilizia infetta la legge della giungla prevede che a volte si muore come cani. Diventi una croce "invisibile" buona per le statistiche, e il giorno dopo il nastro riparte. «Il tipo di Milano, l`egiziano."

Così apre il lungo reportage di Paolo Berizzi, apparso domenica 17 settembre sulle pagine del quotidiano La Repubblica, costruito con la collaborazione della Fillea Lombardia e Milano.

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