04.02.15 Voleva risollevarsi da solo, perchè lui non si considerava un "barbone"- parola che peraltro sarebbe ora di cancellare dal vocabolario - ma un muratore disoccupato. La storia di Mihai Gatti, morto a 48 anni assiderato su una panchina vicino alla Mole, ce la racconta oggi Torino CronacaQui. Mimi, così lo chiamavano, era arrivato nel 2005 dalla Romania, con la sua fidanzata, ed aveva trovato lavoro in alcuni cantieri edili del capoluogo piemontese. "Per qualche anno le cose erano andate bene, poi la perdita del lavoro e la rottura negli affetti avevano provocato nel muratore romeno uno stato di grave prostrazione. Da quel momento in poi - da circa tre anni -  vagava per la città portandosi dietro i cartoni per coprirsi e una valigia all`interno del quale c`era tutta la sua vita, ormai fatta di stracci. Fino all`ultimo, però, aveva tentato di risollevarsi, cercava lavoro, senza trovare nessuno che gli offrisse l`ultima possibilità" racconta il quotidiano torinese. Mimi aveva rifiutato l'aiuto dei servizi sociali ed il perchè è forse nelle parole di un conoscente "ha sempre rifiutato l`assistenza dei servizi sociali del Comune e dell`Asl, voleva risollevarsi da solo, credeva nella possibilità di una rivincita, di un riscatto."
Ieri è morto un muratore, un'altra vittima della crisi. Come diceva Peppe Burgarella, senza lavoro non c'è dignità. Mimi forse questo lo sapeva e forse per questo ha rifiutato l'aiuto, elemosina no grazie. Voleva lavorare, nient'altro. Un diritto per cui si può morire. Come ha fatto Peppe, togliendosi la vita. Come ha fatto Mimi, lasciandosi morire di freddo e stenti.