23.02.11 «Associazioni imprenditoriali e politica sono i grandi assenti nella partita per il rilancio della filiera-casa» È la denuncia delle categorie sindacali Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, preoccupate per la crisi dei settori delle costruzioni che morderà duro anche nel 2011 e che dal 2008 ha già falcidiato nel solo Veneto 50 mila posti di lavoro. E preoccupate anche per l’incapacità delle rappresentanze datoriali di fare sistema e della politica regionale, oltre che nazionale, di mettere in campo soluzioni convincenti.
«A livello nazionale, il 1° dicembre scorso, abbiamo fatto una grande manifestazione come Stati Generali dell’Edilizia, ma in Veneto non c’è stata la stessa responsabilità da parte delle associazioni imprenditoriali, l’Ance in particolare, che ha badato più alle divisioni interne che a lavorare insieme a noi per la ripresa del settore - denuncia il segretario generale della Feneal-Uil del Veneto Alberto Ghedin -. Facciamo dunque un appello alla responsabilità alla politica e alle categorie economiche.»
«Chiediamo un tavolo con tutte le associazioni imprenditoriali e con la politica perché la protesta non è più sufficiente, i numeri della crisi li conosciamo e ne sono stati dati in abbondanza in questi mesi. Servono invece proposte convincenti di rilancio, ed è davvero anomalo, molto anomalo, che siano i sindacati a dover fare proposte in assenza di quelle della controparte – incalza Salvatore Federico, segretario generale della Filca-Cisl del Veneto -. È la prima volta in tanti anni che, in una congiuntura così drammatica per l’economia con una perdita di posti di lavoro così rilevante, nell’edilizia in particolare, non ci sia la politica. Nel 2004, quando scoppiò il problema delle delocalizzazione, un po’ di politica che si impegnava c’era, oggi c’è il vuoto».
«Si intravede ormai la fine degli ammortizzatori sociali, ed è un fatto che pretende delle risposte e delle soluzioni efficaci di rilancio del settore delle costruzioni per una nuova e buona occupazione – aggiunge Leonardo Zucchini, segretario generale della Fillea-Cgil del Veneto -. Chiediamo che le risposte arrivino in fretta dalla Regione, dagli enti locali, dall’Ance e dalla Federlegno, e da tutte le associazioni artigiane, le cooperative».
I tre segretari regionali delle categorie sindacali che tutelano e rappresentano gli interessi dei lavoratori del comparto delle costruzioni hanno quindi illustrato la situazione della filiera delle costruzione nelle diverse province, con le sofferenze che tutte le aziende, anche le più solide e strutturate, hanno ormai da tempo.
E hanno avanzato delle proposte per il rilancio della filiera e la creazione di nuova occupazione, contenute nella scheda qui sotto.
Hanno infine annunciato e illustrato la campagna di comunicazione, tramite manifesti (in allegato), che coprirà tutti i Comuni della regione per sensibilizzare le istituzioni, ma anche la popolazione, sulla crisi del settore. Un manifesto che non si limita alla denuncia ma avanza anche 5 priorità da affrontare subito.
Costruzioni, più risorse per la ripresa e per l’occupazione. Le proposte del sindacato
Il SETTORE DELLE COSTRUZIONI
Nel Veneto continua soffrire la crisi che, al di là di qualche annuncio di timida ripresa, continua a falcidiare posti di lavoro e imprese.
ll 2010 doveva essere l’anno della transizione verso la ripresa e la fuoriuscita dal tunnel della crisi. I dati, tuttavia, dimostrano che non è stato e non è così.
Dopo l’iniziativa degli Stati Generali nel 2009 e la manifestazione di protesta davanti a Palazzo Chigi del 1° dicembre 2010, che ha visto insieme ancora una volta le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali, le cose non sono cambiate e le promesse sbandierate dal Governo in quelle occasioni non si sono realizzate.
Abbiamo dovuto alzare la voce per salvare l’eco-incentivo del 55% che era stato depennato dalla legge finanziaria; abbiamo assistito al sostanziale fallimento del Piano Casa che nessun beneficio apprezzabile ha prodotto anche nella nostra regione e non si è vista quella politica economica che doveva rivitalizzare l’economia spostando risorse soprattutto verso l’edilizia, tradizionale fattore anticiclico.
Al contrario sono calati gli investimenti nelle costruzioni, sia nell’edilizia abitativa che nei lavori pubblici. Nell’intero comparto sono andati perduti 250.000 posti di lavoro, 50.000 nel Veneto, sono scomparse migliaia di imprese delle costruzioni e dei settori collegati ed è calato pesantemente il mercato delle compravendite di abitazioni e di immobili.
Tendenza attuale e previsioni anche per il 2011 sono negative. I pochi segnali di ripresa non sono tali da indicare una inversione di tendenza.
IL SETTORE DEL LEGNO-ARREDO
Il settore del legno è al terzo anno consecutivo di recessione in termini di produzione, fatturato, consumi ed esportazioni con una prospettiva di recupero dei livelli ante crisi proiettata al 2014/2015.
A parte alcune aziende e alcune nicchie di produzione e di mercato, l’intero comparto è in sofferenza. La crisi colpisce in modo pesante soprattutto le piccole imprese e aziende medio grandi, alcune con famosi marchi nel mondo e leader nell’esportazione. Oggi si può dire che non vi sia impresa del comparto legno e arredo non interessata da crisi e interventi di ammortizzatori sociali. E gli effetti sull’occupazione sono pesantissimi.
IL COMPARTO DEL MARMO-LAPIDEI
Il comparto del marmo-lapidei, anche nelle aree e nei distretti tradizionali, è in difficoltà per la crisi dell’edilizia che riduce la domanda interna, mentre l’export non riesce a compensare il restringimento del mercato.
Gli altri comparti dei materiali: laterizi e manufatti condividono le difficoltà di tutta la filiera delle costruzioni, anche il cemento, tradizionale metro di misura dell’andamento del settore edile, registra un calo che le aziende cercano di contrastare avviando pesanti processi di ristrutturazione e di riduzione di personale.
FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL del Veneto, a fronte di questa situazione che ha già cancellato migliaia di posti di lavoro (50 mila nel Veneto dal 2008), dopo aver condiviso con le associazioni imprenditoriali tutte le iniziative finalizzate chiedere ai governi nazionale e regionale impegni e iniziative politiche per rilanciare lo sviluppo, ritengono necessario far sentire la voce dei lavoratori innanzitutto per denunciare il forte disagio per la perdita di posti di lavoro, per la riduzione del reddito disponibile, per l’accentuarsi dell’ingiustizia nella distribuzione del reddito e del carico fiscale, per l’aumento dei costi dei servizi, per le diverse modalità di accesso e utilizzo degli ammortizzatori sociali, per la mancanza di prospettive occupazionali e di vita dei giovani, per la riduzione dell’occupazione femminile, e per rivendicare attenzione e impegno sui temi di uno sviluppo che sia fondato sui valori di: legalità, sicurezza, qualità, innovazione e sostenibilità ambientale.
Per FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL è necessario e urgente mettere in atto nella nostra regione una politica capace di promuovere ripresa, sviluppo e occupazione.
Chiediamo al Governo, alla Regione , alle istituzioni locali, alle associazioni imprenditoriali e al sistema del credito di mettere in atto con urgenza le iniziative utili a contrastare la crisi, sia in termini difensivi che offensivi nel senso di valorizzare il grande patrimonio di lavoro e di spirito imprenditoriale e rilanciare sviluppo di qualità per una nuova, buona ed estesa occupazione.
LE PRIORITA' CHE INDICA IL SINDCATO
1) È necessario promuovere modelli di impresa orientati alla qualità, alla innovazione e alla sicurezza, favorendo il lavoro regolare e le imprese qualificate, fattori fondamentali per la difesa, la diffusione e l’affermazione della legalità.
È questa la prima priorità posto che le imprese sane e consolidate possono soccombere in un mercato e in un sistema di appalti gestito all’insegna del massimo ribasso che favorisce le imprese che dispongono di grande liquidità finanziaria, magari di provenienza incerta, con concreti ris chi di infiltrazioni della malavita nel nostro tessuto economico (riciclaggio).
Promuovere la responsabilità sociale d’impresa, anche attraverso la Bilateralità, è un modo efficace di ricercare una sintesi tra qualità, innovazione, sostenibilità, legalità, eticità in riferimento all’impresa stessa,al lavoro, al prodotto, al territorio e all’ambiente.
2) La sicurezza e la difesa della salute nei posti di lavoro è possibile dove c’è legalità, trasparenza e concorrenza regolata, rispetto delle leggi e dei contratti, partecipazione consapevole dei lavoratori. Non è accettabile che sul contenimento della spesa dedicata alla sicurezza e alla salute dei lavoratori si possa esercitare la concorrenza sleale tra le imprese.
3) Servono risorse orientate a consolidare il valore del lavoro e delle imprese e a garantire incentivi per rinnovare, riqualificare e recuperare il patrimonio edilizio esistente adeguandolo ai criteri di qualità, di risparmio energetico e di sostenibilità ambientale che sono già e saranno sempre più i criteri di riferimento della domanda di beni mobili e immobili che proviene soprattutto dalle nuove generazioni.
È necessario che il sistema degli ammortizzatori sociali sia in grado di dare una risposta urgente a chi ha perso il lavoro e non ha alternative e per salvaguardare un grandissimo patrimonio professionale che rischia di disperdersi. Per questo è necessario l’avvio del percorso formativo dell’occupabilità e del reinserimento lavorativo. Serve un sistema che non discrimini i lavoratori quindi una riforma del sistema capace di intervenire in sostegno del lavoratore in modo certo e costante e non straordinario.
Le parti sociali delle costruzioni hanno rinnovato tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro dando risposte salariali normative importanti ai lavoratori e alle imprese e al sistema delle costruzioni.
Adesso si apre la stagione della contrattazione di secondo livello, territoriale o aziendale, che deve essere un banco di prova per puntare concretamente agli obiettivi e alle priorità che abbiamo indicato.
LE PROPOSTE DEL SINDACATO
- Modificare il Patto di Stabilità per permettere il completamento e l’avvio delle piccole e medi e opere pubbliche
- Garantire, in tempi celeri, non oltre i 30 giorni, i pagamenti dovuti alle imprese dalle Pubbliche Amministrazioni (v. direttiva Unione Europea)
- Sbloccare le risorse per infrastrutture già deliberate dal CIPE
- Incentivare gli interventi di edilizia sostenibile
- Reintrodurre agevolazioni fiscali per l’attuazione dei programmi urbanistici
- Agevolare l’accesso al credito
- Un Piano casa per edilizia sociale
- Garantire la regolarità delle imprese in materia contributiva
- Ampliare la cassa integrazione guadagni ordinaria e ridurre contributo Cigo per gli operai