15.12.11 Romeno, albanese, arabo, polacco, sloveno: sono solo alcune delle tante lingue che si parlano nei cantieri italiani, dove nel 2010 si registra una presenza di quasi il 20% di manodopera immigrata, in crescita,  nonostante la crisi, di 62mila unità in valore assoluto rispetto all’anno precedente. Ma è una crescita “malata”: rispetto ai colleghi nativi, i migranti hanno salari inferiori fino al 22%, per il 60% sono inquadrati al livello più basso contro il 31% dei colleghi italiani, e cresce di 160 punti il ricorso al part time. Crescono anche gli infortuni ed i morti sul lavoro, assegnando al settore il triste primato di “settore killer” per i lavoratori immigrati. Questi alcuni dei dati contenuti nel VI Rapporto Fillea – Ires sui lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni,  presentato oggi dagli edili Cgil presso la sede nazionale a Roma, alla presenza del segretario generale  Walter Schiavella,di Emanuele Galossi dell’Ires e Kurosh Danesh della Cgil nazionale.
Per la Fillea gli immigrati, senza i quali nel 2010 si sarebbero costruire 30mila case in meno, cioè il 30% del patrimonio edificato, sono i più colpiti dai fenomeni devianti che inquinano il settore, come spiega Schiavella  “il settore si è trovato impreparato ad affrontare la crisi, a causa della frammentazione e destrutturazione del sistema delle imprese, troppe e troppo piccole, e a causa di un governo inetto,che è stato incapace di promuovere misure e interventi concreti per rafforzare le regole e liberare risorse per riavviare il settore. In questo modo l’edilizia italiana è stata scaraventata in un medio evo produttivo, caratterizzato dalla crescita esponenziale di irregolarità e illegalità, dall’esplosione di fenomeni come il caporalato, dalla presenza massiccia di cartelli criminali che hanno inquinato il sistema degli appalti, dalle pratiche opache e corrotte di cui ha troppo spesso dato prova  la politica, come dimostrano le tante indagini in corso della magistratura”.
“Il risultato è che oggi abbiamo un sistema malato”  prosegue il segretario Fillea “dove in pericolo sono le imprese sane e strutturate, circondate e cannibalizzate dall’impresa irregolare o illegale. E’ in questo scenario che dobbiamo collocare la vita dei lavoratori stranieri dell’edilizia” quasi 350mila regolari a cui si aggiungono gli oltre 400mila fantasmi, completamente irregolari o sotto caporali “i più ricattati a causa di una legge razzista, la Bossi Fini, che impedisce a questi lavoratori di chiedere aiuto alle istituzioni italiane per uscire dallo stato di sfruttamento e schiavitù in cui sono costretti.”
Ed è proprio sul tema della legalità e dell’affermazione dei diritti del lavoro e di cittadinanza che la Fillea lancerà a gennaio una propria campagna di sensibilizzazione nei cantieri all’interno della più vasta iniziativa confederale  L’Italia sono anch’io a sostegno delle proposte di legge per la cittadinanza dei bambini nati in Italia e per il diritto di voto dei cittadini stranieri che vivono e lavorano in Italia.
Una campagna che è inserita nella più generale iniziativa che vede protagonisti gli edili Cgil, sul versante contrattuale  con “il rinnovo dei contratti integrativi dell’edilizia in questi mesi e nel prossimo anno sulle piattaforme per il rinnovo dei contratti nazionali” e sul versante istituzionale con la richiesta pressante al nuovo governo di agire con urgenza per “dare centralità ai temi della regolarità e della qualità del lavoro e dell’impresa, rafforzando le norme contro il caporalato, regolamentando il sistema degli appalti, introducendo il Durc per congruità e la qualificazione delle imprese” conclude Schiavella “rafforzando tutti gli strumenti di contrasto all’illegalità, all’elusione e all’evasione fiscale e contributiva.”