15.04.10 Lavoro senza contratto, lavoro in nero, lavoro nascosto, lavoro privo di contribuzione sociale e di garanzie assicurative, in altri termini lavoro non regolare. Il fenomeno è diffuso a livello europeo, ma in Italia assume forme e connotazioni tali che le azioni di contrasto, per essere efficaci, devono operare in più direzioni. La rilevanza che assumono le piccole imprese nel tessuto produttivo, il persistere di forti divari territoriali di sviluppo, il peso economico dei settori produttivi labour intensive sono alcuni degli aspetti che rendono il nostro paese permeabile alla presenza di lavoro non regolare.


La rapida evoluzione dei flussi migratori a partire dagli anni novanta ha ulteriormente contribuito a segmentare il nostro mercato del lavoro e ad accrescere il dualismo tra occupazione regolare e non regolare. Si ricorda che gran parte dei lavoratori stranieri presenti sul territorio hanno conosciuto, per diversi anni, situazioni di irregolarità rispetto alla residenza e alla condizione lavorativa prima di transitare verso una situazione di regolarità a tutti gli effetti.

Il ricorso al lavoro non regolare, con il conseguente risparmio in termini di imposte e contributi, risulta conveniente sia per le imprese così come per le famiglie nella loro veste di datori di lavoro che impiegano colf o badanti. Il fenomeno, per sua natura difficilmente osservabile, è segnalato dagli ispettori dell’Inps, dell’Inail e del Ministero del Lavoro, la cui attività di vigilanza evidenzia come il ricorso da parte delle imprese a forme di irregolarità lavorativa tenda a crescere nel tempo e a cambiare forma. L’utilizzo di lavoro dipendente falsamente regolato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la sottodichiarazione delle ore di lavoro o delle remunerazioni corrisposte ai propri dipendenti, il ricorso al lavoro degli immigrati clandestini e al lavoro minorile sono alcune delle irregolarità accertate quotidianamente dagli ispettori.

Se da una parte alcune delle caratteristiche del fenomeno sono messe in luce dall’attività di vigilanza, l’estensione della sua misurazione all’insieme non osservabile delle numerose unità produttive coinvolte appare molto più complessa. Ciò che si nasconde al fisco, tuttavia, può essere stimato dalle istituzioni statistiche utilizzando tecniche di stima indirette e rilevazioni dirette rivolte alle famiglie. In particolare, l’Istituto nazionale di statistica, nell’ambito delle stime sull’impiego del fattore lavoro nel processo di produzione del reddito, fornisce delle stime sul lavoro regolare e non regolare che consentono di quantificare e analizzare il fenomeno a livello settoriale e territoriale.

fonte ISTAT

vai al testo del documento presentato alla Commissione Parlamentare

vai ai dati su Immigrazione, lavoro nero e clandestinità della Fillea Cgil

 

News