Sindacato Nuovo, luglio 2023, pag. 8. In Slovenia finalmente cancellato il “dumping per legge” sui distacchi transnazionali. Di Marco Benati, Fillea Cgil Nazionale.

 

Ci sono voluti quasi cinque anni di forti pressioni della EFBWW (Federazione europea dei lavoratori delle costruzioni) sostenute in particolare dal sindacato austriaco GBH, nei confronti della Commissione Europea, per arrivare alla modifica della legge della Slovenia in materia di distacco transnazionale, che consentiva alle aziende slovene che distaccavano lavoratori in altri paesi, di versare i contributi sociali in base al salario minimo e non all’effettiva retribuzione nel paese ospitante. Si trattava quindi di un vero e proprio “dumping per legge” che ha permesso alla Slovenia di diventare un centro di distacco di lavoratori precari e a basso costo, soprattutto nel settore edile, in particolare verso Germania e Austria, ma anche in Italia, prevalentemente in Friuli Venezia Giulia. 

Nonostante l’importante successo di questa vertenza, non possiamo non osservare che la Commissione Europea ci ha messo molti anni a richiedere alla Slovenia di intervenire per eliminare il dumping a sfavore dei lavoratori, mentre invece la stessa Commissione è sempre particolarmente solerte nel segnalare, ai paesi membri, eventuali infrazioni che possono limitare la libertà del mercato a causa di presunte eccessive regolamentazioni a tutela dei lavoratori. Fino alla nuova legge slovena emanata a giugno 2023 (e che sarà applicata dal 01/01/2024) si è lasciato da un lato un vantaggio concorrenziale alle imprese edili slovene per assumere appalti e subappalti all’estero per il minor costo del lavoro, e dall’altro un vantaggio al governo sloveno che, pur perdendo milioni di euro di entrate previdenziali e fiscali, si è garantito un saldo positivo di contributi sociali visto che gli operai distaccati all’estero, molti di paesi terzi, non matureranno il diritto alla pagamento della pensione per la precarietà del lavoro. L’auspicio è che d’ora in avanti la Commissione e il Parlamento europeo rafforzino l’attenzione e la regolamentazione sul distacco transnazionale per tutelare pienamente i lavoratori e quindi favorire la corretta concorrenza tra imprese. 

Il distacco transnazionale è un fenomeno sempre più strutturale per il settore edile, particolarmente diffuso in Europa (soprattutto al Nord), ma che troppo spesso viene ancora utilizzato in modo fraudolento per l’intermediazione di manodopera finalizzata allo sfruttamento lungo le catene dei subappalti, attraverso sistemi di “finte imprese” (le c.d. “letter box companies”). L’Autorità Europea del Lavoro (ELA) nel 2023 ha coordinato le ispezioni in 25 grandi cantieri, con risultati particolarmente allarmanti: su 136 impese controllate, per un totale di 1040 lavoratori, sono state riscontrate ben 156 possibili infrazioni.

Il fenomeno del distacco comunitario anche in Italia è in forte crescita, proprio a partire dagli ultimi dati ufficiali del Ministero del lavoro (3000 lavoratori censiti nel 2021, periodo Covid),  possiamo stimare che il numero sia oggi più che triplicato, vista la crescita del settore e la difficoltà delle imprese italiane a trovare nuovi addetti. 

Per garantire maggiore trasparenza sull’impiego di lavoratori distaccati in Italia, la Commissione nazionale delle casse edili (CNCE), dal mese di febbraio 2023, ha previsto l’obbligo, da parte di ogni impresa, di indicare nel modello telematico di denuncia mensile, se un proprio operaio edile lavora in un determinato cantiere in base ad un distacco transnazionale. Con questa nuova regolamentazione nei prossimi mesi avremo maggiore contezza del fenomeno e delle condizioni di lavoro dei lavoratori interessati, e anche la possibilità di controlli più efficaci, ad esempio con l’incrocio delle informazioni delle casse edili con quelli della banca dati del Ministero del Lavoro che raccoglie le comunicazioni anticipate e obbligatorie di distacco transnazionale di ogni lavoratore.

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