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Referendum

Sindacato Nuovo, Aprile 2023.  Crisi climatica e rigenerazione urbana, di Stefano Ciafani e Mimmo Fontana,rispettivamente  Presidente nazionale e segretario nazionale di Legambiente.

Il cambiamento climatico impone profonde modifiche al nostro modo di vivere. Cambierà le nostre case e le nostre città. Ovviamente non si tratta solo di un cambiamento fisico ma avrà inevitabili ricadute sociali. Sta già avvenendo in tutto il mondo, con aree che diventano inabitabili alimentando migrazioni epocali, ma anche con le comunità più avanzate che cominciano ad adattarsi alle nuove condizioni.

Come tutti, anche in Italia abbiamo due opzioni: mettere la testa sotto la sabbia aspettando l’irreparabile, come sta facendo il nostro governo in sede europea opponendosi ideologicamente alla modifica della direttiva sull’efficientamento energetico delle case, oppure, cogliendo l’ineluttabilità di questo processo, trasformarlo in una grande occasione di sviluppo. Un’occasione di modernizzazione del nostro Paese che lo potrà rendere anche più giusto e accogliente. 

L’espressione chiave di questo processo, sin troppo abusata in questi ultimi due decenni, è “rigenerazione urbana”. Tutti ne parlano, quasi tutte le Regioni l’hanno inserita nel corpo delle leggi urbanistiche, ma pochi l’hanno realmente praticata. Gli interventi di rigenerazione, infatti, sono stati in gran parte semplici recuperi edilizi di luoghi abbandonati, soprattutto dalle attività produttive. Magari hanno prodotto abitazioni di qualità superiore, qualche contenitore culturale o di servizi, ma non hanno finora indotto quel profondo cambiamento di cui necessitano soprattutto le periferie delle nostre città, men che meno hanno ingenerato il processo di adattamento che il cambiamento climatico impone.

Negli scorsi anni sono stati messi in campo alcuni provvedimenti come i Bandi Periferie, i PINQUA, i PON Metro, ma si è sempre trattato di iniziative estemporanee, al di fuori di una strategia complessiva d’intervento sulle periferie, fisiche o funzionali che fossero. Una strategia che manca ancora oggi perché i governi che si sono alternati si sono concentrati sugli strumenti normativi o amministrativi, tralasciando l’obiettivo politico: il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico nell’ambito di una rigenerazione complessiva delle nostre città che parta dalla riqualificazione fisica e sociale delle periferie.

Una totale mancanza di visione che ha trovato nello scontro sul Superbonus il suo apice. Un altro strumento che, seppur parziale e con moltissime pecche, era il primo che aveva mostrato una certa efficacia nel produrre effetti positivi su larga scala. Piuttosto che migliorarlo rendendolo più giusto, inclusivo, e maggiormente efficace nel contrastare la povertà energetica, si è deciso nella sostanza di cancellarlo proprio nel momento in cui il parlamento europeo stava votando misure volte ad aumentare gli impegni che i paesi della UE dovranno assumersi per cogliere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030/50. 

Serve un vero cambio di rotta, su un percorso che più volte ci ha visti camminare al fianco di Fillea Cgil. Sarà anche questo uno dei temi su cui costruiremo la stagione congressuale della nostra associazione del prossimo autunno, che si concluderà a Roma l’1-2-3 dicembre 2023 con il XII Congresso nazionale. 

Servono una profonda trasformazione degli edifici (rendendoli più efficienti energeticamente, sicuri sotto il punto di vista sismico e dalla presenza di amianto non solo sui tetti, e garantendo che i miglioramenti siano per tutte le fasce sociali), degli spazi comuni (dalle piazze ai parchi, passando per le ciclabili), dei quartieri e delle scuole, puntando anche ad un nuovo programma di edilizia sociale, attenta ai bisogni dei giovani e fondata sull’innovazione ambientale.

Nelle città si concentra la quota più rilevante di inquinamento e disagio sociale. Negli edifici i consumi energetici rappresentano una quota rilevante della spesa delle famiglie e degli enti pubblici, la povertà energetica si sta ampliando e si presenta ormai come una piaga sociale, eppure gli interventi di riduzione dei consumi e gli interventi a favore delle fasce più in difficoltà viaggiano a ritmi lentissimi sia per l’edilizia pubblica che per i condomini privati. 

L’Italia ha bisogno di politiche efficaci, adeguate e strutturali per affrontare la situazione, accelerando il processo di riconversione ecologica del settore. Non ci sono altre soluzioni da adottare.

Vai al pdf, pagina 9 >

 

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