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Referendum

Sindacato Nuovo, Luglio 2021. Abbiamo assestato due colpi storici, respingendo gi attacchi finalizzati alla deregolamentazione degi appalti e riconquistando il Durc per congruità: l'editoriale di Genovesi      

Nei mesi di maggio e giugno, come Fillea Cgil abbiamo assestato due “colpi storici” nel senso proprio della parola: abbiamo respinto l’attacco sul massimo ribasso e deregolamentazione del subappalto e riconquistato un principio di civiltà, il Durc di congruità, che andrebbe ora esteso anche agli appalti privati (a partire dalla logistica, ma non solo).

Il primo colpo consentirà finalmente che i lavoratori della ditta in subappalto abbiano lo stesso lavoro, uguali diritti, costo e contratto collettivo dell’appaltatore: ci siamo “ripresi” (anche se per ora solo negli appalti pubblici) quell’art. 3 della legge 1369/60 che il dlgs. 276/2003 ci aveva tolto. Abbiamo spostato la competizione dal costo del lavoro al profilo industriale nell’organizzazione dei cantieri, aprendo nuovi spazi di vertenzialità e contrattazione, di miglioramento delle condizioni materiali per migliaia di lavoratrici e lavoratori. 

E questo è il primo colpo che - dopo la mobilitazione, il confronto a Palazzo Chigi e l’intesa raggiunta -  si è concretizzato nell’articolo 49 del Decreto Semplificazioni 2021 (D.L. n.77/2021) e che in fase di conversione andrà difeso e, se possibile, migliorato.

Il secondo colpo, figlio di un lungo percorso di resistenza, acquisizioni contrattuali “locali” e battaglie è il decreto attuativo, sottoscritto il 25 Giugno 2021 dal Ministro Orlando, del Durc di Congruità. Si, quel Durc di Congruità, per cantiere, che per la Fillea Cgil è sempre stato uno degli strumenti principe contro il lavoro irregolare e il dumping, tanto negli appalti pubblici che privati. 

Quel Durc di Congruità che abbiamo difeso con le unghie e con i denti in Umbria, esteso sperimentalmente in altre Regioni e poi consolidato con le ordinanze commissariali post sisma del 2016. Fino a farne un punto qualificante della trattativa con il Governo Conte II per cui siamo riusciti a passare da chi voleva sospendere il Durc-Dol (vi ricordate le battaglie i primi mesi della Pandemia?) alla generalizzazione e attuazione del Durc di Congruità (previsto ma mai attuato, dall’art. 105 comma 16 del Codice Appalti). 

Quello era stato uno dei risultati più importanti sanciti dalla legge 120 del 2020 anche grazie al sostegno importante di alcune forze politiche e di alcuni deputati e senatori, in particolare del PD e di Articolo 1. Forze politiche che hanno continuato a “premere”, prima sulla Catalfo e poi su Orlando.

Facilitando la stessa sottoscrizione dell’accordo del 10 Settembre 2020 con tutte le associazioni datoriali del settore a cui va dato atto di aver condiviso tutte (comprese le associazioni artigiane) la battaglia della Cgil sulla congruità. Di fatto il decreto del Ministro Orlando è stato “facilitato” da tale intesa e bene ha fatto il Ministro a valorizzarla con un decreto “di recepimento”, riconoscendo anche il lavoro che la CNCE da mesi aveva cominciato da un punto di vista tecnico/informatico.

E del resto la filosofia dell’intesa raggiunta sul Decreto 77/202 e poi l’attuazione del Durc per Congruità è la stessa: qualificare l’impresa, agire le tante risorse pubbliche (dal PNRR ai vari bonus per ristrutturazioni, facciate, 110%, ecc.) per la creazione di maggiore occupazione regolare, di qualità e più sicura (perché poi qualità dell’impresa, qualità dell’organizzazione del cantiere, rispetto del CCNL edile, regolarità e sicurezza sono tutte facce della stessa medaglia).

Una vera e propria “politica industriale” per strutturare un settore frammentato, sotto capitalizzato, fatto di piccole e piccolissime imprese. Una filosofia che ritroviamo nelle stesse piattaforme contrattuali per il rinnovo dei CCNL (centralità a formazione e professionalità) e nelle stesse intese sulle grandi opere, per meno straordinari e più occupazione (intese rilanciate dal Ministro Giovannini con il verbale del 16 aprile scorso). 

Questi obiettivi ci eravamo dati e questi obiettivi ora possiamo praticare con più strumenti, con più colpi in canna: sta a noi ora fare la nostra parte, a livello nazionale (unitariamente) e a livello territoriale, nei confronti delle imprese e delle stazioni appaltanti, pubbliche e private, agendo tanto la leva della contrattazione che dei rapporti politici, fino a garantire concretamente e operativamente quel presidio di legalità e regolarità rappresentato da Casse Edili ed Edilcasse dove dobbiamo essere, sempre più,  parte vigilante da un lato e proattiva dall’altro. 

Così come sta a noi continuare a rivendicare quello che ancora manca (pensiamo alla patente a punti e al reato di omicidio sul lavoro) e provare a cambiare quello che non ci convince (pensiamo alle soglie alzate per la procedura negoziata o al fatto che rimane per altri 2 anni congelato l’obbligo di indicare prima i subappaltatori, ecc.). Soprattutto dovremmo incalzare Anac, Ministeri della Funzione Pubblica, degli Interni e delle Infrastrutture affinché si emanino quei decreti attuativi, quelle linee guida ecc. del D.L. 77/2021 (si pensi all’importanza della Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici e al Fascicolo virtuale dell’operatore economico) per far arrivare preparate le stazioni appaltanti all’appuntamento con le nuove regole,  fissato per il 1° Novembre prossimo.

Lo dovremmo fare a tutti i livelli, forti del fatto che abbiamo dato prova che si può tenere insieme velocità (ok ad alcune semplificazioni su Conferenze di Servizi, Via, Sovra intendenza unica) e qualità. 

Nel merito del cambio di paradigma che può rappresentare il decreto 77/2021 rimando all’inserto speciale di questo numero di SN (pagine 7 - 14, che invito tutti a leggere e conservare).

Sul Durc di Congruità, invece, predisporremo uno speciale numero di Cassetta degli Attrezzi - visto che il decreto rinvia sia all’accordo del 10 settembre, sia ad una specifica convenzione con la CNCE - in cui proveremo ad inserire tutto ciò di cui avremo bisogno per operare al meglio (norme di legge, norme contrattuali, procedure delle Casse Edili e Edilcasse, convenzione, ecc.).  Appena pronto sarà inviato alle strutture, sapendo che le nuove norme entreranno in vigore dal 1° Novembre 2021 (non a caso allineandosi alle nuove norme su appalti e sub appalti, anche se ricordiamo che il Durc di Congruità, per cantiere, varrà per tutti gli importi dei lavori pubblici ma anche per i lavori privati cui importi complessivi superano i 70 mila euro e ricordiamo che, per la ricostruzione post sisma 2016, sono fatte salve le ordinanze e la soglia dei 50 mila per la parte privata).

Quello che mi preme qui sottolineare sono però alcuni punti politici.

Il primo: solidarietà, unità sindacale, capacità di mobilitazione, di categoria e confederale, hanno prima obbligato il Governo a incontrare i sindacati e poi ad aprire un tavolo di confronto vero e proprio. In quella trattativa, gestita con spirito unitario e competenza da parte di tutti, ha preso forma una mossa del cavallo che ha convinto i nostri interlocutori.  
Il secondo: la mossa è stata quella di sganciare la discussione dalla percentuale in sé di subappalto per portarla sul terreno della qualificazione di impresa, dal risparmio sui costi del lavoro a quello della specializzazione produttiva. Obiettivo: ricongiungere parte alta e parte bassa della filiera attraverso il principio “stesso lavoro, stessi diritti, stesso contratto collettivo” (battaglia che come edili abbiamo lanciato con lo slogan unitario “stesso lavoro, stesso contratto” caratterizzandoci anche all’ultimo congresso della Cgil).  L’articolo 49 del decreto 77/21 (che novella l’art. 105 del Codice) rappresenta un nuovo equilibrio di sistema che – per logica – dovrebbe anche comportare che la materia stessa del subappalto (risolto il problema con l’UE) non sia oggetto della nuova legge delega sul Codice (come annunciato nel PNRR) o, al massimo, possa essere una legge che recepisce quanto già sancito. Si sostituisce infatti quanto attualmente previsto (per cui ai sensi del primo periodo del comma 14 ante decreto, si poteva subappaltare con un risparmio ulteriore fino al 20%) con una norma per cui “il subappaltatore, per le prestazioni affidate in subappalto, deve (…) riconoscere ai lavoratori un trattamento economico e normativo non inferiore a quello che avrebbe garantito il contraente principale, inclusa l’applicazione dei medesimi contratti collettivi nazionali di lavoro”.  Stiamo inserendo un potente incentivo o ad internalizzare (“se tanto devo pagare uguale a questo punto meglio assumerlo” e quindi incentiviamo anche la crescita dimensionale, la strutturazione organizzativa) o a selezionare solo imprese più specializzate (per cui la loro produttività giustifica il costo maggiore). 

Il terzo e ultimo (ma non per importanza) richiamo: sarà importante, dal 1° Novembre, come agiremo sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, sui nuovi obblighi imposti alle amministrazioni competenti a partire proprio dall’adozione della congruità dell’incidenza di manodopera e al rispetto del principio “stesso lavoro, stesso contratto”. Dovremmo agire verso le stazioni appaltanti affinché tengano conto della natura e complessità delle prestazioni o lavorazioni (anche al fine di non cadere nella “nullità del contratto di appalto” come prevista dal nuovo comma 1 dell’art. 105 e tenendo conto che abbiamo salvaguardato le “super specialistiche”), garantiscano i controlli in cantiere, contrastino le possibili infiltrazioni (da qui anche il ruolo riconosciuto alle Prefetture).  Insomma molto dipende da noi ora, da come sapremo fare sindacato, come Fillea e come Cgil.

Alessandro Genovesi
Segretario generale Fillea Cgil

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