23.02.15 Ieri ci ha lasciati Claudio Cianca, un grande uomo, straordinario dirigente, esempio di coerenza e rettitudine, una lunga vita al servizio degli ideali di giustizia e in difesa dei lavoratori, della libertà e della democrazia. Antifascista e partigiano, nel dopoguerra Claudio è stato il capo indiscusso dei lavoratori edili, protagonista di storiche battaglie contro la speculazione fondiaria ed edilizia e per garantire migliori condizioni di vita ai lavoratori. Dopo la sua lunga militanza in Cgil e Fillea, Claudio ha continuato anel suo impegno in difesa dei lavoratori prima in Campidoglio, poi in Parlamento ed infine nella Federazione nazionali dei lavoratori emigranti.
I funerali di Claudio Cianca si svolgeranno domani mattina alle ore 11 nella Sala annessa alla Chiesa Valdese di Roma in Via Marianna Dionigi 59 (Piazza Cavour). Vogliamo ricordarlo con un articolo di Paolo Fallai, apparso oggi sul Corriere della Sera, che ripercorre le tappe della straordinaria "vita fortunosa" di questo straordinario uomo, che molti di noi hanno la fortuna e l'onore di conoscere.
Addio a Claudio Cianca, una vita per i dirittidi Paolo Fallai
Claudio Cianca ci ha lasciato ieri a 102 anni, nella sua casa romana, consegnandoci un`eredità politica, etica e personale che attraversa tutto il secolo vissuto da quest`uomo al servizio della comunità. Così riservato da aver voluto solo la definizione «elettrotecnico» nella scheda personale sul sito della Camera dei deputati, di cui ha fatto parte per quattro legislature, da11953 al 1972, nel gruppo del Pci. Eppure avrebbe potuto vantare la coerenza antica del suo antifascismo, nato sui banchi di scuola, rifiutandosi di esibire il canonico «saluto al duce». O la forza di una ribellione che lo ha portato il 25 giugno 1933 a piazzare un ordigno rudimentale in piazza San Pietro, senza causare vittime; o l`arresto e la condanna a 17 anni. Ne ha scontati dieci nelle carceri del regime, dovendo subire - lui che si dichiarava anarchico - la sospettosa diffidenza dei detenuti comunisti. E ancora l`orgoglio per il comportamento del padre Renato, vittima di ripetute aggressioni fasciste e dello zio Alberto Cianca, già direttore dell`«Ora» di Palermo e del «Mondo». Ma non amava parlare di se stesso, Claudio Cianca, e conosceremmo poco del suo impegno senza il prezioso libro intervista curato nel 2010 da Giuseppe Sircana per la Ediesse, intitolato Il mio viaggio fortunoso. A Roma il suo nome è legato all`impegno nella Cgil, alla guida della prima Camera del lavoro e ai vertici degli edili. Nel pieno della ricostruzione ai sindacati era interdetto l`accesso ai cantieri e Claudio Cianca inventa i «comizi volanti»; le battaglie, così preveggenti, contro la precarietà mpegno Deputato del Pci per 4 legislature, aveva presentato 102 disegni di legge per il lavoro e la casa i contratti che potevano durare anche solo qualche giorno; l`aver promosso manifestazioni inedite come gli «scioperi alla rovescia» con operai e disoccupati che insieme andavano a sistemare le strade delle borgate romane. Nel 1963, in lista con il Pci per la Camera, ma non indicato dal partito, saranno proprio gli edili a votarlo in massa, riportandolo in Parlamento, secondo solo a Palmiro Togliatti. E nelle aule parlamentari ha presentato 102 disegni di legge: per rendere il lavoro più sicuro, per arginare gli sfratti e costruire nuove case popolari, per garantire un reddito minimo ai lavoratori. Mentre lottava a Roma contro lo scempio urbanistico della città. Non siamo abituati a politici come Claudio Cianca e lui non si è mai abituato al fatto che era diventato un punto di riferimento per più di una generazione, che non si è arresa a un tempo così pieno di parole e povero di fatti.