07.11.13 Il giorno dopo lo sciopero regionale dei lavoratori siciliani impiegati nelle aziende edili sequestrate e confiscate alla mafia, nei racconti della stampa locale. Le interviste a Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea, a Franco Tarantino, segretario Fillea della Sicilia, i link ai servizi tv e la rassegna stampa e web...
SOLE 24 ORE PALERMO DEL 7 NOVEMBRE 2013
AZIENDE CONFISCATE, GLI OPERAI IN PIAZZA
di Nino Amadore
07.11.13 Si sono ritrovati in 200 davanti alla prefettura di Palermo er difendere il loro posto di lavoro e il loro futuro. Lavoratori molto particolari perché stavolta si tratta dei dipendenti di aziende confiscate alla mafia ed è la prima volta che scioperano e scendono in piazza.
AZIENDE CONFISCATE, GLI OPERAI IN PIAZZA
di Nino Amadore
07.11.13 Si sono ritrovati in 200 davanti alla prefettura di Palermo er difendere il loro posto di lavoro e il loro futuro. Lavoratori molto particolari perché stavolta si tratta dei dipendenti di aziende confiscate alla mafia ed è la prima volta che scioperano e scendono in piazza.
Un gesto estremo, se vogliamo, così come estrema è la loro condizione: sono in totale circa 800 in tutta la regione e sono dipendenti di imprese del comparto costruzioni (molte del settore del calcestruzzo, ma anche aziende di costruzione, movimento terra).
La protesta, organizzata dalla Fillea-Cgil, dimostra che in questo ambito è stato ormai superato ogni limite. Ma la situazione è critica anche in altri settori come quello del commercio: secondo stime sindacali, nel settore dei beniconfiscati alla mafia vi sono a ischio nell'immediato in tutta la regione almeno 1.500 posti i lavoro perché, per esempio, ai lavoratori edili vanno ggiunti i 500 dipendenti del Gruppo 6 Gdo (supermercati) tolto a Giuseppe Grigoli, prestanome di Matteo Messina Denaro, che mille condizioni odierne rischia di chiudere il 31 dicembre: in questo caso i rappresentanti sindacali (la Filcams-Cgil) hanno chiesto l'intervento del Capo dello Stato cui hanno spedito una lettera erché la crisi del gruppo è dovuta alla mancanza di liquidità inanziaria e all'assenza di «disponibilità da parte del sistema bancario».
Così la manifestazione di ieri è diventata un segnale da parte di altri comparti. L'edilizia, si capisce, preoccupa e molto il sindacato. «Finora - dice Franco Tarantino, segretario della Fillea - si è pensato alle soluzioni per i beni, senza prevedere niente per i lavoratori, il cui destino resta incerto.
Noi diciamo no alla vendita di beni svuotati dai lavoratori. a Fillea chiede piani industriali per le aziende; che venga mpedito lo "spacchettamento" delle imprese, che sia coinvolto il ministero dello Sviluppo economico per attivare piani di impresa che salvaguardino l'occupazione e sollecita il coinvolgimento di avoratori e sindacati. il sindacato chiede inoltre un'accelerazione ulla strada per il varo della legge di iniziativa popolare "lo riattivo il lavoro" . Proposte che sono state ribadite anche nel corso di un incontro con il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e con Maria Rosaria Laganà, viceprefetto.
Secondo la Cgil, nel solo settore dell'edilizia sono a rischio 800 posti ma in Sicilia in vari settori si arriva a circa 1.500 o e dirigente dell'Agenzia dei beni confiscati. Un incontro he è intanto servito a stabilire un contatto tra l'Agenzia uidata dal prefetto Giuseppe Caruso e sindacati: «Abbiamo hiesto - dice Tarantino - che l'Agenzia tenga conto dei lavoratori nelle sue scelte ed è stato avviato un confronto che sarà sempre più errato in futuro. Il confronto di oggi - aggiunge Tarantino è stato serrato. Noi abbiamo chiesto più dialogo con i sindacati ull' argomento, l'apertura di un ufficio sindacale dentro l'Agenzia e il confronto anche con i lavoratori sui percorsi che si attivano. Ci auguriamo adesso che la giornata di oggi segni su questi temi uno spartiacque.» .
L'UNITA' DEL 5 NOVEMBRE 2013
SICILIA, EDILI IN SCIOPERO PER LE AZIENDE CONFISCATE
Intervista a Salvatore Lo Balbo
La protesta, organizzata dalla Fillea-Cgil, dimostra che in questo ambito è stato ormai superato ogni limite. Ma la situazione è critica anche in altri settori come quello del commercio: secondo stime sindacali, nel settore dei beniconfiscati alla mafia vi sono a ischio nell'immediato in tutta la regione almeno 1.500 posti i lavoro perché, per esempio, ai lavoratori edili vanno ggiunti i 500 dipendenti del Gruppo 6 Gdo (supermercati) tolto a Giuseppe Grigoli, prestanome di Matteo Messina Denaro, che mille condizioni odierne rischia di chiudere il 31 dicembre: in questo caso i rappresentanti sindacali (la Filcams-Cgil) hanno chiesto l'intervento del Capo dello Stato cui hanno spedito una lettera erché la crisi del gruppo è dovuta alla mancanza di liquidità inanziaria e all'assenza di «disponibilità da parte del sistema bancario».
Così la manifestazione di ieri è diventata un segnale da parte di altri comparti. L'edilizia, si capisce, preoccupa e molto il sindacato. «Finora - dice Franco Tarantino, segretario della Fillea - si è pensato alle soluzioni per i beni, senza prevedere niente per i lavoratori, il cui destino resta incerto.
Noi diciamo no alla vendita di beni svuotati dai lavoratori. a Fillea chiede piani industriali per le aziende; che venga mpedito lo "spacchettamento" delle imprese, che sia coinvolto il ministero dello Sviluppo economico per attivare piani di impresa che salvaguardino l'occupazione e sollecita il coinvolgimento di avoratori e sindacati. il sindacato chiede inoltre un'accelerazione ulla strada per il varo della legge di iniziativa popolare "lo riattivo il lavoro" . Proposte che sono state ribadite anche nel corso di un incontro con il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e con Maria Rosaria Laganà, viceprefetto.
Secondo la Cgil, nel solo settore dell'edilizia sono a rischio 800 posti ma in Sicilia in vari settori si arriva a circa 1.500 o e dirigente dell'Agenzia dei beni confiscati. Un incontro he è intanto servito a stabilire un contatto tra l'Agenzia uidata dal prefetto Giuseppe Caruso e sindacati: «Abbiamo hiesto - dice Tarantino - che l'Agenzia tenga conto dei lavoratori nelle sue scelte ed è stato avviato un confronto che sarà sempre più errato in futuro. Il confronto di oggi - aggiunge Tarantino è stato serrato. Noi abbiamo chiesto più dialogo con i sindacati ull' argomento, l'apertura di un ufficio sindacale dentro l'Agenzia e il confronto anche con i lavoratori sui percorsi che si attivano. Ci auguriamo adesso che la giornata di oggi segni su questi temi uno spartiacque.» .
L'UNITA' DEL 5 NOVEMBRE 2013
SICILIA, EDILI IN SCIOPERO PER LE AZIENDE CONFISCATE
Intervista a Salvatore Lo Balbo
di Jolanda Bufalini
05.11.13 I lavoratori delle imprese edili confiscate e sequestrate alla mafia in Sicilia protestano questa mattina, in sciopero, avanti alla prefettura di Palermo.
La Fillea Cgil Sicilia chiede all' Agenzia per i beni confiscati di affrontare «i problemi che riguardano i lavoratori» sono 800 solo quelli iscritti alla Fillea, di aziende importanti come L'Ati Group che fa parte della confisca Ajello, le Cave di Bagheria e Trapani, la Calcestruzzi con sedi a Palermo e Trapani. «Finora - dice Franco Tarantino, segretario della Fillea - si è pensato alle soluzioni er i beni, senza prevedere niente per i lavoratori» e, Tarantino aggiunge «Il sindacato è contrario «alla vendita di beni svuotati dai lavoratori», chiede piani industriali per le aziende, coinvolgendo il ministero per lo sviluppo economico e che venga impedito lo "spacchettamento" delle imprese.
Le aziende sono una quota piccola (circa il 7,6%) dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, ma sono un settore particolarmente delicato perché, nel caso in cui si tratti di mprese vitali, che hanno i presupposti per restare sul mercato, la loro morte e la perdita del lavoro, in una realtà come quella dell'isola dove il tasso di disoccupazione è altissimo, è una sconfitta per lo Stato nella lotta alla mafia. E, se si guarda ai numeri assoluti, si ha un quadro drammatico delle risorse umane che si rischia di ricacciare, dopo i provvedimenti di sequestro e confisca, nell'economia illegale a causa della gestione caotica dei beni affidati allo Stato. Le Aziende sequestrate o confiscate nel uinquennio 2009-2013 sono 5.330, di queste 781 sono state confiscate definitivamente. La maggior parte delle imprese si trovano in Sicilia dove le procure si sono attrezzate prima er applicare la legge voluta da Pio La Torre, e dove più forte è la enetrazione della mafia nell' economia legale. Ma alla attività investigativa e alle misure di prevenzione non corrisponde altrettanta determinazione nel restituire alla comunità i beni sottratti alla criminalità. Non esiste, per esempio, spiega Salvatore Lo Balbo, della segreteria nazionale Fillea, «trasparenza». Un elenco nel sito dell'Agenzia o in quello della prefettura o del tribunale consentirebbe alle imprese di attingere lì per i subappalti, senza il rischio di alimentare l'economia illegale, «mentre per l'appalto - dice Lo Balbo - esiste una serie di procedure antimafia, per i subappalti è sufficiente il criterio ella professionalità».
05.11.13 I lavoratori delle imprese edili confiscate e sequestrate alla mafia in Sicilia protestano questa mattina, in sciopero, avanti alla prefettura di Palermo.
La Fillea Cgil Sicilia chiede all' Agenzia per i beni confiscati di affrontare «i problemi che riguardano i lavoratori» sono 800 solo quelli iscritti alla Fillea, di aziende importanti come L'Ati Group che fa parte della confisca Ajello, le Cave di Bagheria e Trapani, la Calcestruzzi con sedi a Palermo e Trapani. «Finora - dice Franco Tarantino, segretario della Fillea - si è pensato alle soluzioni er i beni, senza prevedere niente per i lavoratori» e, Tarantino aggiunge «Il sindacato è contrario «alla vendita di beni svuotati dai lavoratori», chiede piani industriali per le aziende, coinvolgendo il ministero per lo sviluppo economico e che venga impedito lo "spacchettamento" delle imprese.
Le aziende sono una quota piccola (circa il 7,6%) dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, ma sono un settore particolarmente delicato perché, nel caso in cui si tratti di mprese vitali, che hanno i presupposti per restare sul mercato, la loro morte e la perdita del lavoro, in una realtà come quella dell'isola dove il tasso di disoccupazione è altissimo, è una sconfitta per lo Stato nella lotta alla mafia. E, se si guarda ai numeri assoluti, si ha un quadro drammatico delle risorse umane che si rischia di ricacciare, dopo i provvedimenti di sequestro e confisca, nell'economia illegale a causa della gestione caotica dei beni affidati allo Stato. Le Aziende sequestrate o confiscate nel uinquennio 2009-2013 sono 5.330, di queste 781 sono state confiscate definitivamente. La maggior parte delle imprese si trovano in Sicilia dove le procure si sono attrezzate prima er applicare la legge voluta da Pio La Torre, e dove più forte è la enetrazione della mafia nell' economia legale. Ma alla attività investigativa e alle misure di prevenzione non corrisponde altrettanta determinazione nel restituire alla comunità i beni sottratti alla criminalità. Non esiste, per esempio, spiega Salvatore Lo Balbo, della segreteria nazionale Fillea, «trasparenza». Un elenco nel sito dell'Agenzia o in quello della prefettura o del tribunale consentirebbe alle imprese di attingere lì per i subappalti, senza il rischio di alimentare l'economia illegale, «mentre per l'appalto - dice Lo Balbo - esiste una serie di procedure antimafia, per i subappalti è sufficiente il criterio ella professionalità».
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