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Referendum

Dopo la sentenza contro i caporali mafiosi infiltrati nel settore del porfido Trentino, arriva dall'Abruzzo la condanna per i caporali della ricostruzione. La Fillea fu tra i primi a lanciare l'allarme.                  

A distanza di un giorno dalla conclusione del processo per infiltrazioni mafiose nel settore del porfido in Trentino, che ha visto la condanna per gli imputati accusati di sfruttamento e schiavismo e la Cgil parte civile, arriva un'altra sentenza importante, quella contro i caporali della ricostruzione post-sisma de L'Aquila, vicenda su cui la Fillea Cgil territoriale lanciò l'allarme, in particolare sul rispetto delle norme sul lavoro. La Procura di L’Aquila stava già indagando sui reati di intermediazione illecita di manodopera ed estorsione con metodi mafiosi a danno dei lavoratori impegnati nei cantieri del cratere, quelle denunce della Fillea fornirono un contributo positivo all’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e resa pubblica in una conferenza stampa con l’allora Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti e il capo della Procura aquilana Fausto Cardella.

Quell'inchiesta, chiamata “Dirty Job”, ha mostrato l’infiltrazione dei Casalesi nella ricostruzione e, a distanza di otto anni, è arrivata la sentenza di primo grado, con la  condanna degli imprenditori coinvolti a sette anni e quattro mesi di reclusione, oltre al pagamento di 18mila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Vai alla denuncia Fillea del 2014 >

Vai all'articolo sulla conclusione della sentenza di primo grado, del 20 dicembre 2022 >

 

 

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