02.12.15 Fino ad oggi in edilizia sono quasi 518mila le adesioni per via contrattuale alla previdenza complementare. Lo ha riferito Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, intervenendo a Roma agli Stati Generali della Previdenza Complementare convocati da Cgil Cisl Uil.
Per Schiavella il settore delle costruzioni, dove il tema del lavoro discontinuo è centrale, “è tra i primi, con il comparto degli edili, ad aver sperimentato l’adesione collettiva alla previdenza complementare per via contrattuale.”
Dal segretario Fillea poi la conferma del buon rendimento dei fondi pensione e la richiesta di discutere il tema del loro investimento nell'economia reale “senza pregiudizi ideologici ma mettendo una serie di paletti importanti. Ad esempio, i fondi vanno investiti su mercati certi e regolati e con strumenti finanziari innovativi. Per l’edilizia sarebbe importante investire sulle infrastrutture” ma servono strumenti adeguati “penso a minibond, quotazione e capitalizzazione delle imprese, un mercato vero di project financing. Una cosa è certa - puntualizza Schiavella - i fondi sono delle parti sociali e quindi non servono interventi unilaterali del Governo volti ad orientare il mercato.”
Per il numero uno degli edili Cgil, le parti sociali debbono “investire sulla previdenza complementare, lavorare alla crescita delle adesioni individuali dei lavoratori e proseguire sulla strada dell’innovazione. Penso all’ accorpamento dei contratti nazionali” che per le costruzioni sono 13 distribuiti su 5 comparti “e al fondo di previdenza complementare unico.”
Soluzioni da sperimentare e discutere “che vanno raccordate però al tema generale della riforma delle pensioni. Qui c’è uno specifico che riguarda i lavoratori edili, che sintetizzo in tre titoli: età di pensionamento insostenibile, scarsa contribuzione, mancato riconoscimento della gravosità del lavoro. Su questi aspetti ai lavoratori edili va data una risposta sia per legge che per via contrattuale. Per legge occorre inserire “il calcolo dell’aspettativa di vita in rapporto alla gravosità del lavoro. L’unica ricerca scientifica - risalente al 2006 - ci dice che per i muratori l’aspettativa di vita più bassa. Quindi, se i lavori non sono tutti uguali, non può che essere diverso il tempo del pensionamento. Per questo chiediamo di introdurre l’uscita flessibile senza penalizzazioni. Il governo trova soldi per tutti, regala bonus a tutti, ma non dà mai nulla al lavoro, non trova mai le risorse per consentire agli edili di andare in pensione prima e smettere di rischiare la vita sulle impalcature a 67 anni.”
Dal versante contrattuale “va rafforzata l’adesione collettiva alla previdenza complementare ed estesi i fondi dedicati all’uscita anticipata, da finanziare con fondi contrattuali quali quello dello 0,10% - da tempo operante nell’edilizia - che vanno sostenuti anche fiscalmente.”
Infine, da Schiavella l’invito alle confederazioni a “proseguire sulla strada dell’azione unitaria, sia sul piano rivendicativo che della mobilitazione sulla “vertenza pensioni”, per cercare una via sostenibile, equa e contrattata alla creazione di un sistema previdenziale moderno e contrattato.”
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